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Autore giudizi sul cinema:n base a quali scelte estetiche diamo dei giudizi positivi o negativi su un film
ringhio8

Reg.: 16 Gen 2006
Messaggi: 64
Da: milano (MI)
Inviato: 24-05-2006 20:58  
quote:
In data 2006-05-18 14:48, bettedavis scrive:
Il punto è che forse l'intenzione del regista si coniuga con la tua impressione.se l'intenzione è quella d'impressionare e ci riesce allora è un buon film?Forse sono discorsi oziosi,per me sono importanti per molti molti motivi.Credo che lo svago sia importante ed anche le emozioni ma allora è bello tutto ciò che emoziona?Credo che avere una direttrice, seguire e fare delle scelte estetiche non sia fare assurde supposizioni ma sia indispensabile per dare dignità a questa forma artistica darle una ragion d'essere.Per esempio, se un regista usa la mdp,in un modo piuttosto che in un altro a volte in modo provocatorio,spesso in contrasto con la nostre abitudini percettive,secondo me è necessario interrogarsi.Inoltre fare queste scelte aiuta ad avere un senso critico contro la logica concorsistica,delle case di produzione e di distribuzione,sulla situazione in cui verte il cinema.. e nel nostro piccolo a combatterla.Forse sembrano delle pippe,pippe fondamentali però.Non vorrei essere fraintesa ognuno ama il cinema in modo diverso e sono d'accordo con questo.





secondo il mio modo di vedere, lasciamo che i critici facciano i critici... nel senso che non sono sbagliate le opinioni che tu esprimi, ma vanno considerate solo e solamente se la tua professione è quella di critico cinematografico e sei pagato per scrivere fantasiose illazioni su questo o quel regista, sulla fotografia, sul montaggio, sulle luci e su chissà cos'altro. Io, comune mortale, che vado al cinema per passare qualche momento di relax, tendo a giudicare esclusivamente il risultato finale e NON tutti i processi che hanno portato a quel risultato. Poi sono d'accordo con te, per carità, ognuno ama il cinema in modo diverso...

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 25-05-2006 09:18  
se c'è coerenza tra intenzioni e risultati di ciò che si vuole comunicare, e se ne valeva la pena.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Claymore

Reg.: 29 Ago 2003
Messaggi: 1129
Da: detroit (es)
Inviato: 28-05-2006 11:16  
prima di tutto la sceneggiatura seguito a brevissima distanza dall regia, il resto conto poco o nulla
_________________

We shall dive down through black abysses and in that lair of the deep ones we shall dwell amidst wonder and glory forever

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FabryDivx
ex "ometto"

Reg.: 27 Apr 2003
Messaggi: 1788
Da: Palermo (PA)
Inviato: 11-06-2006 23:31  
Come si valuta un film , cioè cosa secondo può chiarirmi la valutazione della pellicola??
bhe principalmente non amo partre dalla trama , la prima cosa che noto sono i titoli di testa , che sembrano una banalità ma sono quelli che danno propio una peima chiave di lettura, se beh orchestrati posso già farmi partire con un'ottima valutazione ( es: Psycho).
Il secondo elemento che noto sta, come alcuni sapranno se mi conoscono, è proprio il montaggio ne valuto le ue caratteristche e se è ben congegnato in relazioen alla trama, ecco l'altro elemento la tra... gli attori sono un'elemeto che poco influenza la mia critica , ma che di certo danno un'apporto essenziale al film, per ultimo noto il regista, ossia lo valuto in relazione ai suoi lavori precedenti e poi do un giudizio di base...
Ma ciò che mi preme di più è sempre il montaggio.


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""Solo chi teme di non essere mai citato evita di citare" S. M. Ejzenstejn"

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rossydepp

Reg.: 12 Giu 2006
Messaggi: 2709
Da: Siena (SI)
Inviato: 12-06-2006 19:49  
E' dificile rispondere a questa domanda...io in un film osservo un pò tutto,dalla sceneggiatura alla fotografia.Ma in ogni film mi deve colpire qualcosa che può riguardare qualsiasi componente del film

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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 21-06-2006 16:52  
quote:
In data 2006-05-17 18:36, bettedavis scrive:

Forse una strada possibile è quella di capire l'intenzione del regista,





anche se naturalmente è sempre legittimo e possibile parlare di intenzione del regista, credo che sia meglio farlo il meno possibile, e comunque in un senso sempre un po’ lato.
Per un'infinità di ragioni. Una è che noi non sappiamo che intenzioni avesse il regista prima di girare il film, ma le deduciamo dagli indizi contenuti nella pellicola stessa. Eccoci dunque in un movimento circolare: dal testo (il film), all’intenzione (presunta e dedotta) dell’autore, e di nuovo al testo, che diventerebbe dunque la verifica di se stesso. Mi pare ovvio che c’è un passaggio intermedio ingombrante, e che è più proficuo occuparsi della coerenza interna del testo, cioè immaginare il film stesso come Persona e capire quali siano le sue intenzioni. O meglio le sue strategie, il suo funzionamento. Non mi serve cercare un’altra voce oltre il testo, il testo parla da sé.
Anche perché altrimenti corriamo il rischio di concepire il film come una mediazione fra la mente (o il cuore, la sensibilità, quello che volete voi) dell’autore e quella dello spettatore. Ma il film non può ridursi a mezzo, deve essere il fine della mia visione. Del regista (supponendolo in modo del tutto astratto l’unico autore, l’unico portatore di messaggi all’interno del film), mi importa relativamente.

Sorvolo poi sul fatto che l’atto creativo ha una componente irrazionale, che è un luogo dove le intenzioni comunicative vengono negoziate, scoperte, rinnegate… insomma, l’opera finale può contenere (dovrebbe contenere) molto più di quello che il regista intendeva dare…

Inoltre questa idea del momento del giudizio come valutazione di una performance, quella del regista, (che è più o meno la soluzione proposta da gatsby), mi pare un po’ vetusta e semplificante, ed è totalmente opposta alla mia visione della cosa. Troppo distacco, troppa perizia, mi viene da pensare ai giudici dei concorsi che alzano la paletta con il voto.
Per me il momento del giudizio è molto più che assegnare un voto alla riuscita di un intento, ma è interrogare me stesso su un esperienza vissuta. Il fondamento della visione è che ci sei TU e c’è l’OPERA: è un gioco a due all’interno del quale la personalità del regista non è altro che uno dei tanti testi con cui confrontarci per produrre un’interpretazione. Quello che conta è la qualità dell’interazione, di cui bisogna capire il senso. La domanda fondamentale per me è “chi devo essere per godere di questo film?”.

Convinto che anima e testo siano sinonimi, il mio metodo istintivo in genere è di cercare di comprendere quale sia l’anima del film (e se non ce l’ha, avrà quantomeno un meccanismo, che lo si smonta e via). La sua struttura profonda, dialettica e al limite contraddittoria, che sia il minimo comune multiplo della maggior parte delle cose che avvengono sullo schermo. Un approccio (ripeto, del tutto istintivo e non dedotto da alcun principio estetico astratto) che può apparire psicologistico e sbilanciato verso il contenuto, anche se in realtà a partire dall’intuizione più profonda di un film a volte si arriva anche alle più minute ramificazioni tecniche.
Ad esempio, nel commento che ho postato qui su Le Crociate, ho visto (probabilmente a torto) come motivo essenziale del film la sua necessità di differenziarsi da prodotti analoghi (almeno nelle aspettative del pubblico). Questo, sul piano del contenuto, avrebbe come conseguenza l’adottare di un repertorio di situazioni e un patrimonio di valori più affine al western che all’epico/storico medievale, e sul piano strettamente tecnico una serie di accorgimenti come movimenti sporchi della mdp, fotografia livida ecc.

Tutto ciò indica un atteggiamento piuttosto che un criterio, ma del resto credo che ogni film faccia storia a sé, come ogni atto di visione si situa in un particolare momento della nostra storia. Che è molto più importante della storiografia del cinema, che per fortuna non spetta a noi stilare in base a un’idea quantitativa (“questo film è meglio, è più importante di”) di valore.
Potrei andare avanti per ore ma ho già detto troppe cose scollegate. In ultima istanza posso dire si avere un unico metodo critico: me stesso. Naturalmente è infallibile.

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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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Bash84

Reg.: 28 Dic 2005
Messaggi: 446
Da: Ascoli Piceno (AP)
Inviato: 23-06-2006 20:19  
Se un film riesce a colpirmi o a farmi riflettere, insomma, mi lascia soddisfatto, vuol dire in un modo o nell’altro che in esso c’è qualcosa che senza dubbio funziona. Da questo punto spesso comincio a pormi domande più per curiosità e voglia di imparare che per spirito critico, alcune risposte poi contribuiscono ad aumentare il piacere del film. Ad esempio la presenza di un extratesto, di una riflessione metalinguistica o di una comunicazione su diversi livelli aumentano il mio piacere proprio in quanto mi rendono spettatore attivo. Chi scrive o dirige un film ha sempre un’idea (personale) della sua utenza, a volte il linguaggio è totalmente esteriore, questo permette una fruizione globale e una larga comprensibilità (e a volte è imposto da leggi di mercato) che non è per me necessariamente discriminante, ma quando un’opera trasmette informazioni attraverso diversi livelli vuol dire che i suoi autori hanno lavorato per un pubblico ideale, in grado di leggere tra le righe. Il fatto di riconoscersi come pubblico esemplare ed elitario, secondo me, è la base per dirsi critico, la pretesa di poter intrattenere una comunicazione con l’autore più profonda e sincera rispetto a quella possibile da parte di una grande massa che non ha una sensibilità abbastanza allenata. So che detto così sembra un po’ snob ma del resto che la critica sia soprattutto snob è un idea diffusa. Io, per me, non mi sento un critico né riesco sempre ad essere lo spettatore che vorrei, sono convinto però che coltivare una passione e una cultura in materia possa aumentare il gusto di vedere film, il fatto di riconoscere eventuali citazioni, messaggi criptici o trovate originali è immediatamente gratificante. Si impara anche a riconoscere i vari meriti specifici di chi lavora un film, e che ogni processo è importante: un cattivo attore o una fotografia imperfetta “macchiano” una buona regia, che a sua volta ha bisogno di un ottima sceneggiatura, che in fondo si regge su una buona idea.
Insomma... che ne so...
Per me un film è bello o brutto a naso... ma in tutta sincerità non mi sento di dire che “Scemo e + scemo” è un capolavoro... anche se vorrei poterlo dire.

_________________
Cosa puoi perdonare ad un essere perfetto?

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